Si è tenuta oggi nella Sala Nassirya al Senato della Repubblica a Roma, la conferenza stampa di Assist
Si è tenuta oggi nella Sala Nassirya al Senato della Repubblica a Roma, la conferenza stampa di Assist Associazione Nazionale Atlete che ha fornito il proprio punto di vista e ha messo in evidenza i fatti ritenuti rilevanti in rapporto alla situazione della parità di genere nello sport.
La Senatrice D’Elia, che ha ospitato l’evento, ha dichiarato in apertura lavori: “Sono molto contenta di aver ospitato questo appuntamento, perché condivido il lavoro di Assist per il riconoscimento dei diritti delle atlete e in generale per l’abbattimento di stereotipi nel mondo dello sport. C’è ancora molto da fare per sostenere il lavoro delle atlete e i loro diritti. Vogliamo confermare il nostro impegno di democratiche nelle aule parlamentari. Anche in questa Finanziaria abbiamo avanzato proposte. In particolare, due emendamenti sono tra quelli in discussione, uno volto al rifinanziamento del fondo per il professionismo negli sport femminili, di cui si è fatta promotrice la collega Simona Malpezzi, e un altro, di cui sono prima firmataria, volto invece a finanziare ed ampliare la piena tutela della maternità delle atlete. Questioni ancora aperte, ma su cui intendiamo insistere. Abbiamo fatto tanta strada, ma tanta è ancora da fare.”
La conferenza è proseguita con una fotografia fornita da relatrici e relatori dell’Associazione cui si sono unite le voci delle senatrici Susanna Camusso e Simona Malpezzi che hanno voluto essere presenti all’appuntamento dando il loro supporto al lavoro di Assist.
Il primo punto affrontato dalla presidente Luisa Garribba Rizzitelli ha riguardato la necessità di un vero programma di analisi e di programmazione delle azioni, relativamente al tema della discriminazione di genere nello sport. “Un’analisi di dati di genere totalmente assente e una programmazione a dir poco carente e senza una strategia condivisa tra Coni e Federazioni, non può che portare a numeri non più accettabili” ha dichiarato la Presidente della Associazione che nel 2026 festeggerà i sui 25 anni di attività. “Abbiamo 2 presidenti Federali su 50, una sola presidente regionale CONI, una pressoché totale sparizione delle donne dai ruoli tecnici e dirigenziali apicali: già questi dati da soli basterebbero a farci fare una pessima figura davanti al mondo che si appresta ad arrivare all’appuntamento di Milano-Cortina. Ma non basta: abbiamo troppe sacche culturali di sottovalutazione dello sport femminile che danneggiano partecipazione e valorizzazione dello sport femminile. Per questo continuiamo a sperare che il Ministro Abodi voglia istituire un tavolo tecnico che abbiamo chiesto con UISP e AICS e che vorremmo fosse insediato presso il Ministero per far partire una nuova era della parità nello sport.”
Antonella Bellutti bi-olimpionica del ciclismo su pista ha sottolineato i dati sulla sedentarietà delle donne, i dati sull’abbandono precoce delle atlete e la necessità di studi e analisi tuttora assenti dal dibattito delle pari opportunità. Bellutti ha anche lanciato un accorato appello ai suoi colleghi e colleghe che nello sport italiano hanno fatto e fanno la storia dello sport, invitandoli ad avvertire un senso di responsabilità che li porti a esporsi di più, a denunciare e a sostenere le lotte per la parità di genere.
Toccante e potente la testimonianza di Lara Lugli ex atleta e testimonial di Assist: “Io porto il corpo, la pelle, e tutto ciò che un’atleta può essere costretta a sopportare quando decide di diventare madre. Perché questa mattina, qui mi sento ancora atleta. So cosa significa essere sottovalutata. So cosa significa vedere i propri diritti calpestati, sentire addosso una violenza psicologica dopo anni di una vita dedicata allo sport e condotta con professionalità e rispetto delle regole. So cosa significa essere giudicata, come se la maternità fosse una colpa, un gesto di insubordinazione verso un sistema che ancora oggi fatica a riconoscere alle donne la piena dignità sportiva e professionale. Che qualcosa non funzioni è evidente. Lo vediamo. Lo viviamo. La cultura che ancora domina molti ambienti sportivi italiani è antica, radicata, resistente. Resistente soprattutto al cambiamento. Una cultura si cambia con la responsabilità, con la volontà politica, con strumenti precisi. Servono leggi che non lascino spazio a interpretazioni, dubbi, balbettamenti. La maternità non può essere considerata una frattura nella carriera di una atleta, ma parte della sua vita, della sua identità, della sua forza.
Il cambiamento culturale è un percorso, certo. Ma le leggi sono il sentiero che lo rende possibile. È un atto di giustizia, ma anche un atto di responsabilità collettiva. Ho scelto di essere qui per dire ancora una volta che nulla è cambiato, le atlete continuano a perdere il lavoro, continuano a non essere tutelate.
Ed è il motivo per cui siamo qui: perché i diritti, quando non vengono rispettati, non sono diritti. Sono solo parole. Il nostro compito è trasformarli in fatti, in garanzie, in futuro.”
Presenti anche l’avvocato e giuslavorista Filippo Biolé, responsabile dell’ufficio legale di Assist che ha sottolineato le gravi carenze di tutela che ancora affliggono le lavoratrici e i lavoratori dello sport e la necessità di non ritenere esaustivo il passo in avanti (ancora troppo timido) fatto con la Riforma dello Sport. “Su un tema così sensibile, oggi più che mai, della parità di genere, della lotta alla violenza sulle donne, dell’equiparazione stipendiale tra generi era urgente sottolineare che la riforma del diritto del lavoro nello sport (D.Lgs. 36/2021) enuncia principi rimasti inattuati in larga misura. Il mondo del lavoro italiano in questo comparto rimane tutt’oggi connotato da gravi diseguaglianze, uniche nel panorama internazionale. Il gender pay gap è eclatante, ma ancora più grave l’inaccessibilità a diritti basilari, laddove alle donne non è dato l’accesso al professionismo sportivo in quanto non istituito dalle federazioni, fatta eccezione per il calcio. I contratti di lavoro subordinato sono l’eccezione rispetto alla regola della precarietà, le tutele, della maternità e in caso di licenziamento, sono inefficaci se non inesistenti. Abbiamo quindi auspicato che nuova attenzione venga posta dal mondo politico e politico sportivo”.
La conferenza stampa è proseguita con il contributo della Sindaca di Riccione, Daniela Angelini, e Valerio Piccioni, fondatore e organizzatore de La Corsa di Miguel, per un annuncio importante dell’associazione: il prossimo 8 marzo nascerà, proprio nella città romagnola, un grande evento ludico-motorio per tutti i diritti delle donne, non solo nel mondo sportivo. La Walk & Run For Women ha l’ambizione di essere l’evento nazionale della Giornata Internazionale della Donna 8 marzo e si svolgerà con una camminata e corsa non competitive (2 e 5 km la camminata, 10 km la corsa non competitiva).
Con questo appuntamento Assist radunerà le realtà italiane che si occupano di diritti umani e diritti delle donne in particolare, richiamando l’attenzione di opinione pubblica, scuole, istituzioni e aziende in un grande e gioioso appuntamento di sport per tutte e tutti.
“C’è ancora tanta strada da fare in Italia – ha voluto sottolineare Valerio Piccioni – per far crescere la pratica sportiva delle donne, anche nel mondo del podismo. Per questo seguiamo le iniziative di Assist e siamo entusiasti di diventare compagni di questo nuovo viaggio verso l’appuntamento dell’8 marzo a Riccione”
È stato presentato anche il logo della manifestazione, realizzato dall’artista attivista Stefania Spanò, in arte Anarkikka.”
La moderatrice Loredana Pesoli, rappresentante relazioni istituzionali, ha quindi dato appuntamento alla “Corsa di Miguel” il prossimo 18 gennaio e a cui l’evento di Assist “Walk&Run For Women” vuole ispirarsi, auspicando che siano davvero tantissime le persone che vorranno darsi appuntamento ad entrambe le occasioni. Le iscrizioni per la Walk&Run dell’8 marzo saranno aperte a breve con tutte le informazioni, sul sito di Assist.












